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IL CONTRATTO-CAPESTRO DEI METALMECCANICI

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Fanno diventare i lavoratori sempre più poveri e precari per consentire ai padroni di diventare sempre più ricchi: queste sono le politiche economiche del governo, con FIOM-FIM-UILM divenuti strumento padronale di intollerabile coercizione della democrazia sindacale e smantellamento dei diritti dei lavoratori.

Forti di ciò il grande padronato (Fiat in testa) punta ad ottenere la definitiva subordinazione dei diritti dei lavoratori a quelli dell’impresa. Basta dare una scorsa ai bilanci delle società dei vari settori per rendersi conto di quanto siano astronomici oggi i profitti e di quanto siano invece, e conseguentemente, crollati i salari, precipitando i lavoratori in fascia di povertà: l’ipotesi di contratto metalmeccanici sottoscritta da federmeccanica, Fiom-fim-uilm e ministro del lavoro, sia per i risibili aumenti che per lo smantellamento delle tutele normative dei lavoratori rappresenta la ‘concertata’ accelerazione del comando padronale in fabbrica e nella società.

 

Flessibilità del rapporto di lavoro e dell’orario. Passa la ‘melfizzazione’ in tutte le fabbriche: le aziende potranno tenere in contratto precario i neoassunti fino a 44 mesi, con ulteriore proroga di otto mesi per quelli a termine. Il tutto per 5 anni, anche discontinui. Il periodo di prova per gli operai passa da 12 giorni ad un mese. Per tutte le aziende (e non solo quelle a produzione stagionale come ad esempio le fabbriche di panettoni o di gelati) entra da subito in funzione l’orario plurisettimanale per ‘picchi di produzione’: sfondamento delle 40 ore settimanali per otto settimane (64 ore che si vanno ad aggiungere alle 32 ore già esistenti) col dimezzamento delle maggiorazioni di straordinario al sabato decurtate dal 50% al 25%. In cambio di straordinario obbligatorio e sottopagato concedono ai lavoratori con più di dieci anni di anzianità e 55 anni di età una giornata di ferie in più all’anno, ed una settimana di ferie in più a quelli con anzianità superiore a 18 anni (e 55 di età). L’orario di lavoro si allunga a dismisura, ‘collettivamente e per tutti’ (alla faccia di qualsiasi serio discorso di riduzione dell’orario e collegato incremento occupazionale), la fruizione delle giornate di permesso retribuito è ‘individuale e vincolata’ alle percentuali di assenteismo (tetto del 5% complessivo), alle esigenze tecnico-organizzative e all’ obbligo di ‘prenotazione’ con 15 giorni di anticipo. Inoltre, a seguito di esame congiunto aziende-sindacati, è previsto l’utilizzo delle 112 ore di PAR per l’istituzione di “turnazioni aggiuntive rispetto a quelle in atto”: in poche parole si potrà arrivare in tutte le fabbriche metalmeccaniche (e in quelle dell’indotto per effetto a ‘cascata’) ai 18 turni della Fiat di Melfi (“primo, secondo e notturno, dal lunedì al sabato, di tipo strutturale e non temporaneo”).

 

Salario: federmeccanica offriva da subito, e senza scioperi,  120 euro (per il 5° livello) scaglionati in 30 mesi. FIOM-FIM-UILM, dopo gli scioperi, hanno ‘ottenuto’ 127 euro sempre in 30 mesi. Cifra di per se non solo risibile (rispetto al dimezzamento del potere d’acquisto ma che suona da inaccettabile sfottimento per tutti i lavoratori. L’allungamento di 12 mesi dei 2 bienni contrattuali (quello economico e quello normativo) di vigenza contrattuale riduce ulteriormente, e in proporzione, la misera entità del cosiddetto aumento. Praticamente, per un 3° livello, a fronte di una richiesta iniziale di 101 euro  lordi di aumento mensile in 24 mesi (70,42 euro netti) si è ‘ottenuto’ un ‘aumento’ globale lordo di 109 euro lordi scaglionati in 30 mesi: in proporzione, e dato l’allungamento dei 6 mesi di vigenza, l’aumento reale netto è di 76 euro complessivi che diventano 36 euro netti dal gennaio 2008,  22 euro dal gennaio 2009, e 18 euro dal settembre 2009. A marzo 2008 ci saranno 209 euro netti di ‘una tantum’. Cesare Damiano, attuale ministro del lavoro (ex segretario nazionale FIOM) si permette di sbeffeggiare i lavoratori perché questo contratto …”contrasta l’impoverimento in atto dei salari”! I referendum-farsa (inattendibili ed ‘autoreferenziati’ con mazzi di schede false infilati nelle urne e nel chiuso delle loro salette sindacali) concluderanno questo osceno andazzo contrattuale: non si chiamava questo, una volta, sindacalismo giallo?

 

Non basta la rabbia nè aver ragione: bisogna far saltare il contratto e risalire la china con Slai  Cobas!

 

SLAI COBAS – COORDINAMENTO NAZIONALE