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SLAI Cobas Serra - Vertenza precari Lsu-Lpu

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Il 20 marzo scorso è stato firmato un accordo (reso noto solo dopo due settimane) tra L’Amministrazione comunale di Serra San Bruno e i rappresentanti provinciali di CGIL e CISL, che ha per oggetto la procedura di modifica delle qualifiche dei lavoratori precari Lsu/Lpu e nuove disposizioni in materia di orario di lavoro.

Tralasciando per il momento la questione della modifica delle qualifiche, che nelle intenzioni dei firmatari dovrebbe rappresentare un “contentino”, ma che è legata ad una poco convincente procedura burocratica e che nella migliore delle ipotesi riguarderà solo una piccola minoranza di precari, il punto centrale dell’accordo è l’orario di lavoro.  

Il Disciplinare in vigore, che regola i rapporti tra Lsu/Lpu e gli Enti di appartenenza e che è stato  approvato dalla Regione e dagli stessi sindacati confederali, prevede che il normale orario di lavoro vada da lunedì a venerdì e che in caso di orario giornaliero frazionato tra mattina e pomeriggio, l’intervallo non sia superiore ad un’ora.

L’accordo prevede invece espressamente il lavoro notturno, domenicale e festivo, e la possibilità di spezzare la giornata lavorativa in due parti con un intervallo di quattro ore (cosicché un operaio svolgerebbe la sua giornata di sei ore in un periodo di dieci ore). E’ previsto che il Comune paghi le maggiorazioni per i notturni e i festivi effettivamente lavorati ma, considerando il ritardo cronico nel pagamento di spettanze varie, per i precari c’è poco da stare allegri. Il fatto che il Comune possa richiedere le prestazioni lavorative festive solo “in caso di esigenze momentanee e particolari” non rappresenta una garanzia, in una situazione in cui l’emergenza e la provvisorietà sono la regola.

Già un anno fa era stato firmato un pre-accordo che tra l’altro prometteva il pagamento dell’indennità di missione agli addetti al trasporto dei rifiuti presso la discarica di Lamezia, dato che i precari Lsu/Lpu, sempre secondo il Disciplinare, non potrebbero svolgere le loro mansioni fuori dal territorio comunale. I lavoratori hanno continuato a portare i rifiuti a Lamezia, ma nessuno di loro ha mai ricevuto un centesimo.

La sostanza dell’accordo sottoscritto è quindi l’imposizione di una maggiore flessibilità dell’orario di lavoro, con  una perdita secca di diritti dei precari che non avranno la possibilità di opporsi all’arbitrio della controparte che già in passato si è distinta con ordini di servizio e trasferimenti dal chiaro intento punitivo. Viene inoltre confermata la prassi consolidata di firmare accordi senza che i lavoratori interessati sappiano niente, senza che né i loro sedicenti rappresentanti sindacali né gli amministratori comunali si  preoccupino di chiedere il loro parere vincolante su questioni che li riguardano direttamente, anche perché sanno di non averne il consenso, come ha verificato di persona il rappresentante della CGIL duramente contestato in assemblea. 

Precedentemente l’Amministrazione comunale aveva approvato la privatizzazione della gestione e manutenzione dell’illuminazione pubblica per un periodo di venti anni. Al di là del fatto, certamente non secondario, che le privatizzazioni dei servizi pubblici, per esperienza comune, si sono sempre risolte in un peggioramento degli stessi servizi e in un aumento dei costi per i cittadini, c’è un altro aspetto della questione che nessun gruppo politico, né di maggioranza né di opposizione, ha preso in considerazione.

I servizi pubblici di pertinenza del Comune (acqua, illuminazione, rete fognaria, strade, rifiuti ecc.) sono i settori nei quali  dovrebbero trovare posto i precari Lsu/Lpu in una prospettiva  di stabilizzazione. Del resto, da oltre un decennio questi servizi sono in larga misura garantiti (gratis per il Comune) dagli Lsu/Lpu. Ma se invece i servizi vengono privatizzati che prospettive di stabilizzazione ci sono?

Oggi si privatizza l’illuminazione pubblica, domani magari la manutenzione di rete idrica, fogne e strade, mentre intanto si calpestano i diritti dei lavoratori con accordi sottobanco e si fa finta di niente davanti alle condizioni igienico-sanitarie e di sicurezza sul posto di lavoro a dir poco indecenti.

I fatti concreti e le tante promesse non mantenute degli ultimi anni dimostrano a sufficienza che la soluzione del problema della precarietà non rientra nei programmi effettivi della “casta” politico-sindacale, al di là del diluvio di parole che ci cade addosso nelle campagne elettorali. Di questo i lavoratori devono tenere conto e fare affidamento  solo sulle proprie forze.

 

SLAI Cobas Serre Calabre

 

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