FIAT POMIGLIANO
SLAI Cobas: "FIAT allo sfascio"
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POMIGLIANO D'ARCO - “No alle manganellate ma neanche alle provocazioni. E’ ora di correre ai ripari prima di entrare in crisi, in ritardo ci si è accorti del buco Fiat”. Il grido di allarme arriva dagli operai aderenti allo Slai Cobas, riuniti in assemblea con le delegazioni di lavoratori e Rsu delle fabbriche del gruppo Fiat e dell’intero indotto. Obiettivo: discutere delle iniziative di mobilitazione a sostegno della lotta operaia contro i licenziamenti e per il reintegro dei dipendenti che sono stati spostati nello stabilimento di Nola. Durante l’incontro si è discusso anche della preparazione del VI° Congresso nazionale che si terrà a marzo. “La posizione dello Slai Cobas è di solidarietà ai lavoratori fermati durante le mobilitazioni dei giorni scorsi- sostiene Luigi Aprea, dirigente locale- ma allo stesso tempo di critica nei confronti delle altre organizzazioni sindacali confederali.” E’ scontro tra le organizzazioni di categoria. “A nostro avviso- continua Aprea, -chi ha firmato in precedenza il piano Marchionne, ha contribuito a questo sfascio, che ha portato al disastro attuale dello stabilimento di Pomigliano D’Arco e delle fabbriche Fiat, perché nel tempo han portato alla polverizzazione dell’intera produzione.”. Ma a puntare il dito sono anche altri iscritti allo Slai Cobas. Secondo alcuni c’è un tentativo occulto di delegittimare le iniziative dell’organizzazione dei lavoratori. “Vogliono mandarci via da Pomigliano- afferma Giuseppe De Crescenzo, operaio fiat da vent’anni- “tutti gli iscritti a queste liste, quasi trecento, sono stati spostati nella sede di Nola, noi vogliamo restare qui”. Giuseppe è provato dagli ultimi avvenimenti, ci ha raccontato la sua esperienza nelle catene di montaggio, in molti casi anche drammatica come quando a causa del cattivo funzionamento di una macchina ha perso la funzionalità di una parte della mano destra. “Molte volte- ripete Giuseppe De Crescenzo- “si è costretti a lavorare in condizioni disagiate, chiediamo per questo oltre ad un salario dignitoso, anche una maggiore sicurezza nella fabbrica.”
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