FIAT POMIGLIANO

ALTRO CHE RILANCIO OCCUPAZIONALE E PRODUTTIVO: LA FUSIONE TRA FCA/RENAULT/NISSAN PREPARA LA ‘MORTE ASSISTITA’ (E PAGATA DALLO STATO, DAI LAVORATORI E DAI CONTRIBUENTI) DELLE FABBRICHE ITALIANE DEL LINGOTTO E DELL’INTERA COMPONENTISTICA COLLEGATA

Comunicato stampa

ALTRO CHE RILANCIO OCCUPAZIONALE E PRODUTTIVO: LA FUSIONE TRA FCA/RENAULT/NISSAN PREPARA LA ‘MORTE ASSISTITA’ (E PAGATA DALLO STATO, DAI LAVORATORI E DAI CONTRIBUENTI) DELLE FABBRICHE ITALIANE DEL LINGOTTO E DELL’INTERA COMPONENTISTICA COLLEGATA

Dopo ormai oltre un trentennio di piani industriali tarocchi cominciati nel lontano 1986 col regalo di Stato dell’Alfa Romeo alla Fiat il gruppo (oggi FCA) gode dell’immeritato monopolio dell’auto in Italia con una risibile produzione annua di 695.000 vetture (cifra tra altro calcolata per eccesso). Infatti, in questo arco di tempo, nella storia industriale della Fiat si è registrato un ciclico e sistemico rincorrersi di implausibili piani industriali annunciati e/o presentati dall’azienda con forte e ricercato impatto mediatico ai sindacati ed alle istituzioni locali e nazionali, sottoscritti e mai realizzati, in una evanescente sequenza in cui il piano successivo smentiva e annullava il precedente. Tali vicende sono emblematiche delle inquietanti ed acclarate modalità di ristrutturazione e riorganizzazione industriale (sic) in uso da decenni nell’intero gruppo Fiat sempre attuate con aiuti di Stato diretti, indiretti ed indotti. Una ristrutturazione “speculativa fin dall’origine” e non casualmente <concepita e strutturata in due fasi>, la prima “strategicamente propedeutica alla seconda”: (1° fase) ingiustificato ed abnorme raddoppio della capacità produttiva (implementata tra altro con generosi investimenti pubblici multimiliardari per la realizzazione degli stabilimenti di Melfi e Pratola Serra), una fase di fatto incompatibile con le realistiche domande, contingenti e di fase, scientificamente desumibili rispetto ad ogni ragionata proiezione del mercato dell’auto; (2° fase) conseguente chiusura e/o progressivo ridimensionamento degli impianti e delocalizzazione produttiva all’estero con inesorabili e progressivi tagli occupazionali di portata inaudita che hanno comportato da un lato una prevedibile fase di cassa integrazione ultratrentennale che ancora continua senza soluzione di continuità e dall’altro la conseguente perdita di ben 91.000 posti di lavoro nelle fabbriche del gruppo i cui organici sono passati nel frattempo dai precedenti 120.000 addetti agli attuali 29.000. Fu questo il senso della pretesa acquisizione della Chrysler che portò alla costituzione del Gruppo FCA ed all’allocazione all’estero di sede legale e fiscale dell’ex Fiat italiana.   

La paventata fusione di FCA con Renault e Nissan oggi si appresta a ‘bissare’ fino alle estreme conseguenze, le <reali politiche aziendali> consistenti nella consapevole scelta di disattendere, sempre, tutti i solenni e formali impegni contratti in adempimento delle obbligatorie “garanzie sociali” (e di tenuta e rilancio industriale ed occupazionale), ciò nonostante la specifica e collegata fruizione strutturale di ingenti finanziamenti pubblici, cui non è mai seguito alcun ritorno alla collettività del corrispettivo economico investito dallo Stato in termini di utilità, valori e fini sociali (altro che Alitalia!). Il tutto  in consapevole e strutturale violazione degli obblighi di legge e Costituzionali in materia di finanziamenti pubblici, danneggiamento doloso e reiterato negli anni dei lavoratori e sociale nonché ingentissimo danno erariale.

A tal proposito basterebbero semplicissimi accertamenti sulla situazione finanziaria di questi decenni - e sulla correlata e nota carenza di liquidità economica di Fiat (oggi FCA) in Italia - per dimostrare, prove alla mano, come la mancata predisposizione di adeguati mezzi finanziari ed industriali abbia rappresentato una incontrovertibile strategia lucrativa aziendale, reiterata negli anni, improntata al consapevole inadempimento delle obbligazioni sottoscritte per la fruizione dei finanziamenti pubblici diretti e/o indiretti.

Basterebbero sindacati, partiti ed istituzioni disponibili a tutelare i lavoratori ed i cittadini. Ma vi è traccia di ciò in Italia?! Altro che l’attuale chiacchiericcio elettorale… e post elettorale!

Slai cobas - coordinamento provinciale di Napoli - Pomigliano d’Arco, 31 maggio 
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