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18 Novembre 2008

Ilo, con crisi rischio aumento disparità reddito nel mondo

La crisi finanziaria potrebbe far aumentare ulteriormente la disparità di reddito nel mondo. Un incremento già “preoccupante” nella maggior parte delle regioni, nonostante la forte crescita economica abbia indotto la creazione di milioni di nuovi posti di lavoro a partire dall’inizio degli anni ’90. Non solo. Il costo finanziario ed economico della crisi ricadrà maggiormente sulle centinaia di milioni di persone che non hanno potuto approfittare dei benefici della recente crescita economica. A lanciare l’allarme è il ‘Rapporto sul mondo del lavoro 2008. Disparità di reddito all’epoca della globalizzazione finanziaria’, realizzato dall’Istituto internazionale di Studi Sociali dell’Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro).

“Il rapporto dimostra in definitiva che il divario tra famiglie più ricche e famiglie più povere - afferma Raymond Torres, direttore dell’Istituto e curatore del rapporto - è aumentato fin dagli anni ’90. Ciò è dovuto all’impatto della globalizzazione finanziaria nonché all’indebolimento del ruolo delle politiche nazionali per migliorare il reddito delle classi medie e delle categorie a basso reddito. L’attuale crisi finanziaria dovrebbe ancora peggiorare la situazione finché non verranno adottate delle riforme strutturali di lungo termine”.

Mentre un certo grado di disparità di reddito è utile per suscitare sforzo, talento e innovazione, differenze troppo importanti possono essere controproducenti e portare danno alle economie: “Un aumento eccessivo della disparità di reddito rappresenta un pericolo per il tessuto sociale nonché per l’efficienza dell’economia”.

Il rapporto lancia anche un appello per un’azione di lungo termine a favore di un maggiore equilibrio dell’economia mondiale. In particolare, la promozione dell’Agenda del lavoro dignitoso dell’Ilo potrebbe condurre ad armonizzare le politiche economiche e sociali con quelle del lavoro per favorire l’occupazione e migliorare i redditi e la distribuzione dei redditi. Secondo il rapporto, mentre l’occupazione mondiale è aumentata del 30% tra l’inizio degli anni ’90 e il 2007, il divario di reddito tra le famiglie più ricche e quelle più povere è cresciuto in modo significativo nello stesso periodo. Inoltre, comparativamente con precedenti periodi di espansione economica, la parte dei benefici della crescita economica destinata ai lavoratori è diminuita. Infatti, la parte dei salari nel reddito nazionale è in calo nella stragrande maggioranza dei paesi per i quali c’erano dati disponibili. “L’attuale rallentamento dell’economia mondiale - si legge - colpisce le categorie a basso reddito in modo sproporzionato. Ciò avviene dopo una lunga fase di espansione durante la quale la disparità di reddito era già in aumento nella maggioranza dei paesi”.

IN ITALIA SALARI REALI CALATI DEL 16% TRA 1988 E 2006

A rischio anche i salari italiani. A parità di potere d’acquisto, i salari reali italiani sono diminuiti quasi del 16% tra il 1988 e il 2006. Ed è stata, quella registrata in Italia, la contrazione più forte nel gruppo degli 11 paesi avanzati per i quali esistono dati comparabili, confrontabile a quella registrata in Spagna (14,5%). In media, negli 11 paesi considerati, a parità di potere d’acquisto, gli stipendi reali sono invece cresciuti del 22% nello stesso periodo. Un andamento che ha portato alla riduzione della quota degli stipendi rispetto al Pil del 13% (in un arco temporale più ampio, compreso tra il 1979 e il 2007), che vede l’Italia al sesto posto tra i paesi avanzati, dove si e’ registrato in media un declino dell’8%.

Parallelamente, aumentano le disparità di reddito: infatti, i redditi delle fasce più elevate sono aumentati più rapidamente di quelli delle classi medie e basse. Un gap che, in Italia, si è ampliato tuttavia meno rispetto agli Stati Uniti e al Regno Unito, ma più che in molte altre economie avanzate.

Dati allarmanti, quelli sulla riduzione dei salari e sulle disparità di reddito, che rischiano di aggravarsi, anche nel nostro paese, in seguito alla crisi finanziaria. Secondo l’Ilo, infatti, il rallentamento economico potrebbe colpire in modo sproporzionato le famiglie più povere. “Gli effetti negativi di una crisi finanziaria sul mercato del lavoro e sulla distribuzione del reddito - si legge nello studio - tendono a protrarsi ben oltre l’inizio della ripresa economica. Sarà pertanto necessario adottare misure adeguate di protezione sociale per aiutare le famiglie a basso reddito più vulnerabili”. Inoltre, crisi bancarie e finanziarie più frequenti rendono necessari il controllo effettivo e la regolamentazione del settore finanziario. Per questo, “un’applicazione più accurata dell’‘Agenda del lavoro dignitoso’ dell’Ilo - si avverte - può aiutare a fronteggiare le conseguenze della crisi finanziaria: insieme alla riforma di tutto il sistema finanziario, l’Agenda dell’Ilo può contribuire a rendere l’economia più equilibrata e sostenibile”.

Ma in Italia anche la produttività del lavoro è diminuita. Secondo le stime del rapporto, è scesa dell’8,4% tra il 1988 e il 2006. In un campione di 15 paesi avanzati, la produttività del lavoro è invece aumentata del 25% nello stesso periodo e in soli tre casi si è registrata una diminuzione: in Spagna (15%), Portogallo (11%) e appunto Italia. Crescita bassa e declino degli stipendi reali e della produttività del lavoro, uniti all’aumento dell’occupazione atipica, contribuiscono all’aumento delle disuguaglianze in Italia.

Ma il rapporto identifica anche altri fattori che favoriscono le disparità, come l’indebolimento dei sindacati e il minore impatto della contrattazione collettiva sulla riduzione delle disuguaglianze. Tradizionalmente, si spiega, una densità sindacale forte corrisponde a una più stretta distribuzione del reddito e degli stipendi. La densità sindacale è passata dal 39% nel 1989 al 34% nel 2005. Nello stesso periodo, è aumentata la centralizzazione della contrattazione collettiva; tuttavia in Italia come negli altri paesi, la contrattazione collettiva non è stata in grado di raddrizzare la tendenza all’aumento delle disuguaglianze del reddito e degli stipendi.

“Fin d’ora, in diversi paesi, esiste una percezione diffusa - conclude l’Ilo - che la globalizzazione non funziona nell’interesse dalla maggioranza della popolazione. Pertanto, la sfida politica è di assicurare incentivi appropriati per favorire il lavoro, l’educazione e l’investimento, ed evitare nel contempo che le disparità di reddito diventino socialmente pericolose ed economicamente controproducenti”.