LA DERIVA AUTORITARIA COLPISCE DIRITTI
INDIVIDUALI E CONTRATTAZIONE COLLETTIVA
L’arroganza con la quale Federmeccanica, favorita dai dati inflazionistici con riferimento dal 2009 i.p.c.a.(indice dei prezzi al consumo armonizzato in ambito europeo per l’Italia, privo del costo dei beni energetici) per l’aumento dei minimi retributivi tabellari, ha deciso di rompere le trattative di rinnovo del ccnl dei metalmeccanici, scaduto a dicembre 2019, è conseguenza dei continuativi inciuci confederali dagli anni ‘80.
Le o.o.s.s. concertative hanno abdicato alla rivendicazione economica e normativa contrattuale subordinandola alle predominanti necessità imprenditoriali riducendone la durata da 4 a 3 anni.
Gli accordi interconfederali, a partire dal luglio ‘93 fino al patto per la fabbrica del 2018 e quello del gennaio 2014 sulla rappresentanza sindacale, hanno privato di valore i contratti collettivi, con deroghe sugli orari settimanali e di riposo, senza obbligo di redistribuzione economica della progressiva crescita di produttività, per effetto di automatismi e tecnologie, favorendo la crescita dei sindacati ad alterna convenienza padronale.
L’effimero decentramento della contrattazione a livello aziendale ha concesso agli industriali, come si registra in Fca dal 2011 , la possibilità di imporre clausole retributive, condizioni lavorative ed occupazionali in prevalenza modulate sugli altalenanti flussi di mercato, scaricando le responsabilità e perdite d’impresa sulle casse statali, con esponenziale aumento dei ridotti ammortizzatori sociali.
La delocalizzazione progressiva , nonostante i milioni di euro elargiti dai vari governi e la persistente emergenza sanitaria continuano ad essere strumentalmente utilizzate dagli associati di Federmeccanica per ricattare ed intimorire i lavoratori.
La deriva contrattuale può essere modificata come da pronunciamento della Procura Generale di Cassazione del 21 febbraio 2019 a seguito del nostro ricorso contro Fca e ribadito nella sentenza di Cassazione n. 0001/2020 eliminando le persistenti discriminazioni sulla libertà d’opinione, di affiliazione e partecipazione sindacale a danno degli operai nei luoghi di lavoro che hanno indebolito il Sindacato trasformandolo progressivamente in un ente erogatore di servizi e privilegiato cogestore dei fondi integrativi pensionistico e sanitario, rendendolo strumentale e subordinato agli interessi datoriali.
Slai cobas coordinamento Nazionale
ottobre 2020 scarica il comunicato