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COSENZA: EX DIPENDENTE MARLANE, SPERO CHE MAGISTRATI PRENDANO A CUORE VICENDA
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''La tintoria non era separata da altri reparti di conseguenza i fumi e i gas si propagavano per tutto l'ambiente. Lavorando il tinto, quando i tessuti con tutte le sostanze chimiche coloranti scorrevano sulle parti mobili delle macchine producevano polveri che si espandevano nell'ambiente e venivano respirate, cosi' come le polveri che si propagavano quando si pulivano le macchine con l'aria compressa'', ha riferito aggiungendo che ''in alcuni reparti, considerati piu' a rischio, veniva distribuito il latte quindi l'azienda evidentemente era a conoscenza del rischio per gli operai''.
L'ex operaio parla anche dell'impianto di depurazione. ''E' stato costruito non molti anni fa -ha detto- quindi prima i liquami si accumulavano nelle vasche e subito dopo scorrevano a mare, penso che questo sia avvenuto per una decina di anni''. Lo smaltimento dei fanghi, racconta Cunto, avveniva in due modi. ''Facevano uso di camion che andavano a scaricare nella discarica abusiva di Santa Domenica Talao, per due volte sono state fermati dai carabinieri e verbalizzati quindi non possono dire che non sia vero, mentre altre volte venivano interrati nel terreno della fabbrica, chiamavano le ruspe e poi mischiavano fanghi e liquami con la sabbia''.