NOTIZIE SLAI COBAS

SLAI Cobas Lodi: lettera apertra al cittadino

Egregio direttore, nel ringraziarla per lo spazio finora concesso, colgo l’occasione per rispondere alla lettera del sig. Castellone del 14/12/2009 rappresentante sindacale della Uil, entrando ancora una volta nel merito della questione, a costo di risultare prolisso , per ricomprendere così anche i suoi compagni di cordata Cisl, Cgil e Confsal, con cui ha gestito tutta la vicenda a danno dei lavoratori. Anzitutto vorrei iniziare sottolineando come quella che il sig. Castellone chiama trasparenza, non traspare affatto dalla sua lettera, tutta incentrata sul Fatebenefratelli, omettendo quasi completamente di parlare della realtà della RSA di Codogno, con cui quella del Fatebenefratelli è, per certi aspetti non di poco conto, indissolubilmente legata e tutte e due insieme al centro di una vera e propria speculazione di basso profilo. Si, se di bassezza si deve proprio parlare questa è da riferirsi soltanto alla firma che lui e i suoi sodali hanno apposto all’accordo, che prevede lo spostamento delle pazienti della RSA di Codogno al Fatebenefratelli. Sempre in nome della succitata trasparenza nel modo di operare suo e dei suoi amici nei confronti dei lavoratori, si faceva slittare una importante riunione che si sarebbe dovuta tenere il 20 ottobre scorso tra i lavoratori e la direzione dell’ASL, per definire il temporaneo trasferimento delle ospiti in strutture di appoggio, onde consentire i lavori di ristrutturazione della RSA, al termine dei quali le ospiti sarebbero rientrate, favorendo così il mantenimento della quasi totalità dei posti di lavoro, e per gli eventuali esuberi, un impegno in servizi di cure domiciliari presso gli ospedali di Santangelo, Casalpusterlengo e Codogno, risultanti carenti di personale. In realtà, un volantino dello SLAI Cobas che denunciava il mancato rinnovo di alcuni contratti a termine e interinali, diventava il campanello di allarme che faceva uscire allo scoperto quello che lo slittamento della riunione faceva semplicemente presagire: pressato da questa denuncia, infatti, il direttore dell’ASL annunciava il trasferimento delle pazienti della RSA di Codogno al Fatebenefratelli e la conseguente trasformazione della struttura in ricovero per anziani, non mancando di dire come questa operazione, fosse a conoscenza dei sindacati Cgil, Cisl, Uil e Confsal. L’operazione naturalmente sorprese i lavoratori che, non aspettandosi affatto questa soluzione, in una successiva riunione, rinfacciavano ai vertici aziendali e sindacali di averli traditi e ingannati. Ma si sa, questi bottegai, per non smentire la loro fama di venditori di fumo, si premuravano subito di rassicurali, che tanto non sarebbe cambiato nulla, visto che, a causa della età media delle pazienti, sarebbero stati disoccupati di lì a poco, come se una volta trasferite al Fatebenefratelli, le stesse si sarebbero invece ringiovanite, garantendo, per lungo tempo ancora, il lavoro a qualche operatore del Fatebenefratelli stesso a rischio di licenziamento. Tutto ciò si commenta da sé! Quello che non deve sfuggire, però, non è solo l’ennesimo inganno ai danni dei lavoratori, ma che l’operazione di trasferimento dell’utenza della RSA consente in qualche modo a questi sindacati di gestire l’esubero di personale al Fatebenefratelli. Davvero una bella trovata, che va ad arricchire il repertorio della loro strategia sindacale: è come se i lavoratori di un azienda andassero davanti a una azienda concorrente chiedendo di trasferire lì una linea di produzione per salvaguardare i loro posti di lavoro. Tutto ciò urta e offende persino il buon senso comune, in quanto istiga i lavoratori a danneggiarsi a vicenda. Ma questi signori ribattono che le sorti della RSA di Codogno non sono segnate, in quanto si profila un futuro come residenza per anziani. Anche qui non deve sfuggire come, passando da una struttura psichiatrica ad una geriatrica, si riduca anche il rapporto operatore/ospite e, di conseguenza, anche il personale, mentre per l’Ente aumenti, viceversa, la possibilità di introiti dai privati cittadini, che l’ospite psichiatrico non garantiva, essendo solamente un costo. È facile capire, inoltre, come l’ospite pagante renda più appetibile la struttura per un eventuale compratore attraverso la privatizzazione.

Fin qui la RSA di Codogno. Al Fatebenefratelli le cose non vanno meglio. Ma si sa, questi sindacati di comodo ci mettono la faccia, come sempre hanno fatto e i lavoratori vanno sempre peggio. Il loro metterci la faccia è in realtà un rimetterci la faccia! Anche qui è una questione di posti di lavoro a rischio; ma ci informa il sig. Castellone che così vanno le cose e licenziare è un diritto dell’imprenditore, che la legge non vieta. E mentre il Fatebenefratelli annuncia un esubero di 59 lavoratori, i nostri bravi sindacalisti continuano a consentire l’effettuazione degli straordinari. Ci chiediamo perché a fronte della gravità della situazione, invece di intraprendere la strada della lotta attraverso lo sciopero e la mobilitazione, si preferisce quella della mediazione e degli accordi sottobanco e poco trasparenti? Solo organizzando i lavoratori nella lotta per instaurare rapporti di forza più favorevoli, essi possono strappare accordi dignitosi e più vantaggiosi. Ma i nostri confederali e la Confsal preferiscono proporre ai lavoratori soluzioni che hanno già concordato con la controparte datoriale e l’assoluta assenza di lotta nella vertenza lo conferma. E qual è questa soluzione?

Anzitutto si viene a sapere che l’accordo è in realtà un preaccordo o una “bozza di accordo” (il cittadino di Lodi 22/12/2009), che non può nemmeno, quindi, vincolare il Fatebenefratelli a quelle condizioni già di per sé disastrose per i lavoratori. Infatti l’Amministrazione fa sapere che l’obbligo di riassunzione dei 23 lavoratori che devono essere messi in cassa integrazione per un anno, dovrà essere rinviato di altri 8 mesi, il tempo necessario per completare i lavori di realizzazione del nuovo padiglione. Per altri 20 lavoratori esternalizzati, che sempre secondo la bozza di accordo, devono passare alle dipendenze di una cooperativa e ritornare attraverso l’intermediazione di questa, di nuovo ad operare nella struttura, l’amministrazione prevede un blocco degli aumenti contrattuali futuri, attraverso l’assorbimento del superminimo, fino a concorrenza dello stesso. Mentre alcuni lavoratori hanno deciso di cercarsi un nuovo posto di lavoro, ci chiediamo il perché dell’esubero dichiarato, quando gli altri 23 + 20, riprenderanno il loro posto di lavoro, sia pur con garanzie del tutto aleatorie e, nel caso del passaggio alla cooperativa, con l’avvallo sindacale di un operazione di intermediazione illecita di manodopera, oltre ad una vergognosa riduzione salariale decisa, sembra unilateralmente, dalla Amministrazione. È qui che il cerchio si chiude: la chiusura della RSA di Codogno con il conseguente trasferimento di utenza al Fatebenefratelli è la chiave della soluzione; e con il cerchio anche l’ennesima farsa della pietistica protesta dello sciopero della fame dei lavoratori di San Colombano in Piazza Ospedale, davanti alla sede dell’ASL, come se questa stessa fosse responsabile degli esuberi della struttura banina, ma in realtà solo per ricordarle pressantemente di mantenere gli impegni presi in ordine al trasferimento dell’utenza di Codogno.

Finalmente “i maestri della trasparenza”, ora sì, non possono più nascondere la loro scarsa abilità nell’arte dell’occultismo, ma dovranno spiegare però, ai lavoratori tutti, di San Colombano e di Codogno. Questi sono i fatti!

Il sig. Castellone può dir ciò che vuole, convinto che, così facendo, potrà solamente smascherare il suo e il modus operandi dei suoi amici, sotto il profilo della coerenza ed efficacia della azione sindacale intrapresa a difesa degli interessi dei lavoratori.

Con preghiera di integrale pubblicazione.

Per Slai Cobas di Lodi

Luca Beretta