TFR

"PRIMA DI GETTARE VIA IL TFR.."; Assemblea pubblica Trento

VIENI AD ASCOLTARE   CORRADO DELLE DONNE

RESPONSABILE NAZIONALE DEL SINDACATO SLAI-COBAS

 

PRIMA DI GETTARE VIA IL TFR…

A TRENTO il 23 febbraio h 21 presso

La SALA di Via Verruca 1 a Trento - Piedicastello

SERATA INFORMATIVA 

IN DIFESA DEL TFR E DELLE PENSIONI

ingresso libero

Il 21 aprile del 1993 il decreto legislativo 124 ha gettato le basi della  previdenza privata, ma la stragrande maggioranza dei lavoratori  ha finora rifiutato la cosidetta pensione integrativa.

 

In Italia come in  tutta Europa è in corso un  attacco al concetto stesso di pensione La pensione  andrebbe sostituita da una rendita finanziaria,  esito di speculazioni finanziarie.

 

Con il decreto ministeriale del 21 novembre 1996 si consente a banche, finanziarie e assicurazioni di investire i soldi dei lavoratori e dei comuni cittadini ovunque in giro per il mondo e in qualsiasi tipo di operazione speculativa. Ma i clamorosi crack che sono avvenuti in questi ultimi decenni hanno mostrato a tutti che i giochi di prestigio di questi maghi della finanza non vanno molto lontano. Il catastrofico andamento dei bond argentini, venduti dai consulenti finanziari ai piccoli risparmiatori, oppure la sorte toccata a chi avava puntato su Cirio, Parmalat, ex-Comit ecc… così come nel caso del crollo  della Enron negli USA, hanno colpito  i piccoli risparmiatori ed ancora più allarmato i lavoratori che ogni giorno fanno i conti con il rincaro del costo della vita e la diminuzione del salario.

 

Sempre a proposito della presunta solidità dei fondi, il quotidiano Sole24ore del 31-1-2007 ha riportato la notizia di “un ammanco di bilancio per oltre 40 milioni di euro nella cassa Ibi, il fondo pensione degli ex dipendenti dell'Istituto bancario italiano, incorporato in Cariplo nel '91, ora nel gruppo Intesa-Sanpaolo".

 

Ci sono poi pesantissimi conflitti di interesse! Basti pensare ai seguenti esempi: il dirigente responsabile dei fondi pensione di Intesa/Cariplo, sino a poco tempo fa, era Alberto Brambilla, poi sottosegretario al ministero del lavoro con Maroni e autore della legge sullo scippo del TFR. Brambilla è tuttora nel "nucleo di valutazione della spesa previdenziale", l'organismo ministeriale che ha proposto di diminuire del 10% l'importo delle già taglieggiate pensioni Inps "perché sta aumentando l'aspettativa di vita", e fino a 6 mesi fa ne è stato presidente. L’attuale ministro del lavoro del governo Prodi è il diessino Cesare Damiano che ha addirittura curato la costituzione del primo Fondo pensione complementare dei lavoratori metalmeccanici, il fondo Cometa, assumendone anche la presidenza del Consiglio di amministrazione.

 

Da anni viene portata avanti una falsa propaganda volta a terrorizzarci sul reale stato dell’INPS sul quale continuano a gravare illegalmente molte spese assistenziali e che vanta invece un attivo di miliardi. Parallelamente si spara a zero sui lavoratori più anziani con argomentazioni paradossali; se si rimane al lavoro si è colpevoli di rubare il posto ai giovani mentre se si va in pensione si finisce per gravare sulle spalle della collettività che deve mantenerti anche se non sei più produttivo.

 

La pensione non è più quindi un diritto garantito e intrinsecamente legato al concetto di lavoro prestato in una società civile, ma diventa un prodotto che ti devi comperare. E con quali soldi? La risposta la danno i governi di destra e di sinistra che si sono succeduti.  La riforma Maroni che non era stata portata a compimento dal governo Berlusconi-Bossi-Fini è stata addirittura anticipata dal governo Prodi con la complicità di Cgil-Cisl-Uil.

 

Mentre attualmente il Tfr si rivaluta annualmente dell’1,5% più il 75% dell’incremento dell’inflazione Istat  (rendimento complessivo attuale intor­no al 3%) i fondi pensione non garantiscono assolutamente nulla. Ai lavoratori deve quindi essere chiaro che non c’è nessuna garanzia sul rendimento dei fondi pensione, saranno i mercati della speculazione finanziaria a determinarli . Mercati dove i piccoli risparmiatori  vengono sempre danneggiati ed “espropriati”. Tutto questo mentre vicevera il rendimento del TFR è garantito per legge.

 

Per esempio possiamo citare cosa scrive la scheda informativa dei fondi pensione Laborfonds che viene consegnata ai lavoratori neoassunti in alcune aziende del Trentino Alto Adige:  “Laborfonds è un fondo a contribuzione definita senza garanzia di risultato. Di conseguenza non può essere garantito in modo certo l’ottenimento, al momento dell’erogazione delle prestazioni, del controvalore del capitale investito, ovverosia di un rendimento finale corrispondente alle aspettative.”

 

I fondi pensione non sono affatto gestiti o garantiti dall’ente pubblico neppure nella regione Trentino Alto Adige dove la presenza della provincia viene decantata e mitizzata per tranquillizzare i lavoratori. In realtà i Laborfonds si collocano nella variegata famiglia PENSPLAN Spa dove sono determinanti grosse aziende multinazionali, banche e assicurazioni.

 

Chi c’è quindi dietro i fondi pensione di qualsiasi tipo essi siano? Essenzialmente i grandi gruppi bancari, finanziari, assicurativi e industriali che possiedono le quote delle aziende dove sono impiegati i lavoratori stessi. Anche quando l’impresa versa un contributo sul fondo del dipendente spesso non sta facendo altro che riversarlo sul proprio capitale. Dietro i consigli di amministrazione ed i nomi delle Spa che erogano i fondi ci sono spesso gruppi di aziende collegate e multinazionali estere e potrebbe diventare impossibile per un comune lavoratore persino arrivare a pensare di fare causa per farsi ridare i soldi per la semplice ragione che spesso non esiste neppure un soggetto identificabile.

 

        Per convincere con le buone o le cattive i lavoratori hanno inventato il silenzio assenso

 

E’ incredibile che se un lavoratore non negherà esplicitamente il suo consenso allora dal 1° luglio 2007 si vedrà sottrarre il suo TFR per finanziare questa colossale operazione speculativa! E si tratta di una scelta per la vita! Infatti mentre se un lavoratore non destinerà il proprio TFR alla pensione integrativa potrà farlo un domani, ma  il viceversa non è più possibile!

 

Ma lo stato ha anche stanziato milioni di euro di soldi pubblici di finanziamento a scopo “informativo”. Sono soldi che finiscono in mano a venditori e rappresentanti dei fondi mentre nelle aziende avvengono fatti gravissimi! Ai giovani neoassunti si chiede immediatamente di aderire o meno ai fondi pensione, si fanno pressioni sui lavoratori mentre i sindacati confederali Cgil-Cisl-Uil sfruttano le assemblee sindacali non per organizzare la lotta in difesa delle pensioni pubbliche, ma a scopo di promozione delle pensioni integrative e dei fondi pensione che loro stessi gestiscono.

 

  Chi dovrebbe tutelare i lavoratori se le imprese ed i confederali si sono già spartiti la torta del TFR?

 

I rapporti di forza nel nostro paese sono sempre stati a favore delle banche, delle assicurazioni e delle imprese per quanto riguarda le gestioni finanziarie. I cittadini sanno bene, per esempio, che è impossibile sanzionare realmente i cartelli di compagnie assicurative quando firmano accordi a danno dei consumatori. Perché mai allora un lavoratore dovrebbe sentirsi tutelato all’idea che la previdenza venga  gestita proprio da questi affaristi?  Infine, la discrezionalità da parte dei consulenti finanziari nell’indirizzare gli investimenti esporrà i lavoratori ad una nuova forma di pressione e ricattabilità e una nuova forma di mobbing, quello finanziario. Alle categorie di lavoratori più deboli verranno rifilati gli investimenti bidone, mentre agli strati manageriali, gestionali e ai vari capetti si garantiranno gli investimenti migliori e magari molto redditizi.  In qualsiasi caso a fare i soldi sulle spalle dei lavoratori saranno sicuramente i gestori e gli investitori dei fondi di investimento che operano da decenni in questo ambito

 

COORDINAMENTO PROVINCIALE SLAI COBAS

Cip. V.Orti 24 Tn 15/02/07 Suppl. Slai-Cobas Trib. MI Dir. Resp. Aldo Milani