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8 marzo contro i governi e contro i padroni

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Le libertà politiche e  sindacali sono sempre più ridotte, gli interessi e le aspirazioni della  maggioranza della popolazione contano sempre di meno, aumenta invece la  repressione contro i lavoratori, i comunisti, gli anarchici e gli antifascisti.

Sul fronte padronale, tornano per la prima volta dopo  decenni, i licenziamenti politici contro lavoratori impegnati nella  lotta per la difesa sindacale di classe. In questo quadro, continuano  ad avanzare, anche con uno specifico ruolo di punta assunto dai  vertici  ecclesiastici del Vaticano, collegati ai principali partiti di  potere di centro-destra e di centro-sinistra, gli attacchi politici e  culturali alla possibilità che le donne possano decidere sulla propria  vita. Le donne si trovano con sempre maggior frequenza nella morsa  degli ingranaggi dell'oppressione politica, culturale, sociale e di  genere.

Quest'oppressione, che si articola su più livelli, presenta  tanti aspetti che, sempre più spesso, assumono caratteristiche  particolarmente brutali e persecutorie in termini di contenuto e anche  di forma. 

Basti vedere solo alcuni esempi relativi alle ultime  settimane: 

- le brutalità e le umiliazioni inflitte alla lavoratrice  del supermercato Esselunga per aver osato chiedere una pausa sul lavoro  per recarsi al WC, costretta a pisciarsi addosso e a continuare a  lavorare perché non le era concesso di allontanarsi dalla sua  postazione e, negli spogliatoi, picchiata e insultata da un uomo che  celava la propria identità; 

- l'abuso di potere esercitato dalla digos  di Bologna nei confronti di tre ragazze "colpevoli" di distribuire un  volantino e di promuovere un presidio di solidarietà nei confronti di  una donna che aveva subito tentativi di stupro e che aveva denunciato  il suo aggressore  (per questo sono state caricate di forza dentro la  volante e trattenute per tre ore in questura senza possibilità di  comunicare con l'esterno, dove hanno subito intimidazioni e minacce e  sono state denunciate per rifiuto di dare le generalità e per  resistenza a pubblico ufficiale); 

- infine, anche conseguenza  dell'approvazione, da parte di centro-destra e centro-sinistra, della  legge sulle TPMA che attribuisce all'embrione valore di vita umana, la  criminalizzazione delle donne che abortiscono, sancita materialmente,   nel febbraio scorso, con l'irruzione al policlinico di Napoli di 7  uomini in divisa per indagare su presunte irregolarità di procedura in  merito all' interruzione di gravidanza di un feto malformato, con tanto  di interrogatorio a cui è stata sottoposta la donna che aveva subito  l'intervento da soli 20 minuti.  

Ed è proprio la legge 194 il fiore  all'occhiello con cui la destra più integralista e conservatrice, con  la complicità dei partiti di centro-sinistra, da anni cerca di  attaccare sempre più accanitamente i diritti delle donne. Legge  conquistata nel 1981, dopo anni di lotta dei movimenti degli anni 60 e  70, che consentì alle donne l'aborto assistito e gratuito negli  ospedali pubblici. 

Oggi, cercando di insinuare nei cervelli delle  donne pregiudizi del tutto privi di valore scientifico, che hanno un  loro corrispettivo solo nei paesi oppressi da sistemi economici e  politici segnati da forti residui feudali, si vorrebbe nuovamente  rispolverare l'eredità del ventennio fascista, quell'eredità ben  sintetizzata nello slogan "la maternità sta alla donna come la guerra  sta all’uomo", scritto sui quaderni delle Piccole Italiane e fatto  rispettare nel codice Rocco a suon di pesanti sanzioni penali per la  donna che decideva di interrompere la gravidanza e per il medico che  operava in tal senso.

Di pari passo, mentre cercano di picconare  definitivamente la 194, sindacati confederali, centro-destra e centro-sinistra vanno a braccetto anche nel lavoro di privatizzazione dei  servizi sociali pubblici (asili, scuole, sanità, …), facendo ricadere  ancora una volta sulle donne tutto il peso della cura e dell'assistenza  alla famiglia e incentivando false soluzioni lavorative come il part  time, il lavoro a progetto, ecc., che secondo questi signori  'permetterebbero' di "conciliare il lavoro con la cura della casa" e  che in realtà diventano delle vere e proprie trappole anche sotto il  profilo della dipendenza economica della donna dal coniuge.

Pertanto,  appaiono poco credibili CGIL, CISL e UIL che quest'anno hanno indetto  una manifestazione nazionale a Roma per l'8 marzo, quando sul fronte  della difesa salariale, dell'occupazione e delle condizioni lavorative,  negli ultimi decenni hanno svenduto i diritti delle lavoratrici,  ultimo, in ordine di tempo, l'accordo sul welfare che, con l'ulteriore  precarizzazione del lavoro, colpisce soprattutto le donne, mentre già  stanno preparando un nuovo pesante attacco abbandonando le lavoratrici  all'arbitrio padronale, con la proposta di abolire i contratti  nazionali di lavoro.

Contro la pesante oppressione esercitata da  partiti di potere, governi, apparati repressivi, Chiesa, e sindacati  istituzionali, è necessario che le donne si organizzino per il diritto  a decidere della  propria vita senza alcuna delega e, come lavoratrici,  costruiscano organismi sindacali di classe per la lotta e la difesa dei  propri interessi. 

 

Coordinamento Slai-Cobas Provinciale di Trento