E’ troppo pretendere diritti umani e democrazia nell’autotrasporto ?
CONTINUA IL COMPORTAMENTO VESSATORIO NELL’AUTOTRASPORTO VERSO GLI AUTISTI CONOSCIUTI COME ATTIVISTI SINDACALI
Comunicato stampa coordinamento nazionale FAO-COBAS – 31-01-2023
Discriminazioni Fiat, ennesimo rinvio Corte d’Appello Napoli. Slai Cobas pronto alla mobilitazione
Comunicato stampa
E’ DI OGGI L’ENNESIMO RINVIO (al 7 febbraio 2023) DELL’UDIENZA PREVISTA PER STAMATTINA DELLA CAUSA DEL SINDACATO SLAI COBAS CONTRO FCA/POMIGLIANO (OGGI STELLANTIS) PER COMPORTAMENTO ANTISINDACALE
PERCHE’ IL TRIBUNALE DI NAPOLI CONTINUA A TRACCHEGGIARE DA CIRCA 3 ANNI SENZA RIFARE IL PROCESSO DOPO CHE LA CORTE DI CASSAZIONE, CON DECISIONE DEL 2 GENNAIO 2020 AVEVA ANNULLATO LA PRECEDENTE SENTENZA IN APPELLO CHE DAVA RAGIONE ALL’AZIENDA AFFERMANDO CHE… “I GIUDICI PARTENOPEI HANNO IGNORATO LA NORMATIVA NAZIONALE CHE, SU PRECISO IMPULSO DELLE DIRETTIVE EUROPEE, HA ARRICCHITO IL DIRITTO ANTIDISCRIMINATORIO” ?!?!?!
POSSIBILE CHE I GIUDICI DEL TRIBUNALE DI NAPOLI NON CONOSCEVANO LA DIRETTIVA 2000/78/CE IN MATERIA DI DIRITTO ANTIDISCRIMINATORIO ED IL CONSEGUENTE D.LGS. 216/2003 CHE NE COSTITUISCE L’APPLICAZIONE IN ITALIA ?!?!?!
NEL CASO DI ULTERIORI RINVII DELL’UDIENZA DA PARTE DELLA CORTE DI APPELLO DI NAPOLI SLAI COBAS PREANNUNCIA FORTI INIZIATIVE DI MOBILITAZIONE DEI LAVORATORI NONCHE’ LA RICHIESTA DI PROCEDURA DI INFRAZIONE PRESSO LA CORTE EUROPEA PER NON CONFORMITA’ DELLE SENTENZE DELLA MAGISTRATURA CON LE NORMATIVE EUROPEE ED INTERNAZIONALI IN MATERIA DI DIRITTO ANTIDISCRIMINATORIO, NONCHE’ INIZIATIVE PER L’ACCERTAMENTO DI EVENTUALI IPOTESI DI REATO
Con il pronunciamento del 21 febbraio 2019 e la successiva sentenza del 1 gennaio 2020 e relativi al contenzioso giudiziale Slaicobas/FCA la Corte di Cassazione stabilì un sostanziale ‘cambio di passo’ cui doveva conformarsi l’intera giurisprudenza italiana nei vari gradi di giudizio tenuto conto che …”le prevalenti sentenze della magistratura italiana ignorano le direttive europee in materia di diritto antidiscriminatorio nei luoghi di lavoro”. Con queste motivazioni la Corte di Cassazione annullava la sentenza del Tribunale di Napoli del 21 novembre 2014 che rigettava il ricorso del sindacato Slai cobas contro Fca per comportamento antisindacale e trasferimento discriminatorio di 316 lavoratori a un reparto-fantasma creato ad hoc a Nola (…”ignorate le direttive europee in materia di diritto discriminatorio da parte dei giudici partenopei”) e reinviava il contenzioso giudiziale alla stessa Corte di appello di Napoli che, col collegio giudicante in diversa composizione doveva conformarsi a tali direttive.
Dopo ben 2 anni i “giudici partenopei” fissavano la data della causa per l’8 febbraio 2022… poi la spostavano al 6 dicembre 2022 ed ancora oggi l’hanno repentinamente rinviata d’ufficio al 7 febbraio 2023
Costituito dalla Fiat 14 anni fa, il 5 maggio 2008, all’unico scopo di deportarvi i lavoratori più sindacalizzati nonché quelli a ridotte capacità lavorative, il Reparto-Confino di Nola, ovvero la pseudo unità produttiva del cosiddetto Polo Logistico WCL (World Class Logistic) non è mai entrato in funzionale attività. Tra altro il reparto - secondo gli inverosimili piani industriali vantati all’epoca dall’azienda - avrebbe dovuto fungere da “centro di smistamento e preparazione dei materiali componentistici da assemblaggio necessari alla produzione di Fiat Pomigliano”, nonché da “eccellenza di supporto logistico per i siti produttivi del centro-sud”… Si pensi all’assurdità produttiva di far transitare i camion coi rifornimenti dei materiali di componentistica destinati alla produzione di Pomigliano da contabilizzare non all’accettazione materiali dello stabilimento ma in una sede allocata a Nola e distante circa 20 km, per poi fare proseguire successivamente gli stessi camion per lo stabilimento di Pomigliano. Figurarsi per i rifornimenti per gli stabilimenti di Cassino, Pratola Serra, Chieti e Melfi col conseguente allungamento di centinaia di chilometri del transito su gomma dei materiali.
Slai cobas - Coordinamento Provinciale di Napoli - Pomigliano d’Arco, 6 dicembre 2022
Lo “sciopericchio” del 2 dicembre di non tutti i sindacati di base (indipendentemente dall’oggettivo uso prevalentemente propagandistico che, in quanto tale, spesso produce effetti opposti a quelli sperati) rappresenta di fatto un impolitico ed ininfluente “vicolo cieco”; una scorciatoia a “cul de sac” per la sua recondita ma oggettiva pretesa - in mancanza di benché minime ma valide strategie - di “risolvere” la difficoltosa riorganizzazione operaia e dei lavoratori in generale con l’ausilio dei media sostanzialmente gestiti dalle diverse cordate politiche ed economiche e con la mobilitazione delle “faccine sui social”, quasi a sostituire “l’incapacità di essere” (sindacati di classe) con la “virtualità dell’apparire”: e questo, care/i compagni/e non è altro, di fatto, che abdicare al proprio ruolo facendo finta di fare la voce grossa.
Lo Sciopero Generale (quello vero) rappresenta una questione innanzitutto politica (prima che economica) in quanto suscettibile di trasmettere (quando i lavoratori sono forti) la forza e l’egemonia operaia e dei lavoratori in generale all’intera società abbattendo i governi e costruendo rapporti di forza favorevoli. E mai come oggi ce ne sarebbe bisogno. Specialmente quando, come in questi anni, chi si credeva di generica sinistra o addirittura comunista (o fingeva di esserlo) ha tifato e votato per le formazioni populiste dell’antipolitica e della destra razzista portandole al governo. Ed il passaggio dai governi giallo-verdi a quello dei banchieri e poi al centro-destra ne è stata la diretta conseguenza.
Le attuali modalità di consapevole svilimento dello sciopero generale per mera “autopropaganda promozionale” non aiutano certamente gli operai ed i lavoratori in generale, ma si prestano innanzitutto, per la loro insita ed oggettiva debolezza, alla strumentalizzazione funzionale del sistema mediatico e politico collegato al padronato cui si da (ingenuamente ?) il destro.
E ciò e ancor più grave specialmente quando l’intero quadro politico, con le varie articolazioni delle vecchie e nuove destre populiste, delle finte sinistre, del razzismo imperante e dei movimenti della cosiddetta “antipolitica” punta a trasformare il Movimento Operaio in “classe senza coscienza”. Questo col progressivo azzeramento della democrazia sindacale e politica all’interno dei luoghi di lavoro per mettere il sistema economico in posizione dominante ed i lavoratori, di ogni nazionalità, nell’inferiorità sociale e normativa. E per sfruttarne strumentalmente il voto presentato come unica e possibile “ribellione” consentita ad ogni tornata elettorale, con le urne trasformate in valvola di sfogo sostitutiva del conflitto sociale.
Intanto, firmare il Testo Unico sulla rappresentanza che sequestra le libertà sindacali nei luoghi di lavoro in favore dei soli sindacati firmatari di contratto e/o firmare gli accordi pirata per far parte della “combriccola” col benestare del padrone, e figurare allo stesso tempo tra i maggiorenti sindacati che hanno indetto questo preteso sciopero generale la dice lunga sui veri e “strategici” scopi di questa iniziativa. E né saranno i distinguo delle variegate e scompagnate consorterie sindacali minori che hanno aderito a questo sciopero a trasformarlo in qualche cosa di utile.
La questione politica e strategica di “future e realistiche iniziative comuni” non può scantonare dalla irrimandabile necessità di contrastare (e non rendersene complici col sequestro della democrazia nei luoghi di lavoro) gli effetti dell’avvenuta trasformazione autoritaria delle relazioni sindacali in Italia ed il conseguente azzeramento delle democrazia individuale e collettiva in ogni luogo di lavoro sia pubblico che privato. Cioè dagli effetti delle devastanti modifiche normative “in progress” di questi anni (dal pacchetto Treu di Prodi-Bertinotti alla legge Fornero, dal Jobs Act di Renzi al Decreto Dignità di Conte alle normative razziste ed anti-immigrati) che si sommano all’economia di guerra (e alla collegata legislazione di emergenza) data dalla ripresa delle guerre imperialistiche precedute dalla pandemia.
Perché oggi l’attacco alle libertà sindacali ed alla democrazia nei luoghi di lavoro rappresenta una grande questione politica e di classe in quanto solo se i lavoratori saranno più forti, più forti saranno i diritti di tutti.
Slai cobas Pomigliano – 1 dicembre 2022
Comunicato stampa
Stellantis Pomigliano, 29 novembre 2022
STELLANTIS POMIGLIANO COSTRETTA A RIACCENDERE IL RISCALDAMENTO NEI REPARTI
NELLE ORE MATTUTINE
INCALZATA DALLO SLAI COBAS SI INCRINA LA STRATEGIA AZIENDALE FUORILEGGE CHE
PRETENDEVA DI FAR FRONTE A CRISI ENERGETICA E CARO-BOLLETTE SCARICANDOLE SUI
LAVORATORI DEGLI STABILIMENTI ITALIANI E PROSPETTANDOGLI UN <INVERNO AL GELO
CON TERMOSIFONI SPENTI & MAGLIETTE IN PILE”>
STAVANO FRESCHI I LAVORATORI (E NON SOLO AL FREDDO E AL GELO INVERNALE), SE
ATTENDEVANO I TEMPI DELL’INTERVENTO DEI SINDACATI FIRMATARI DEL CCSL CHE, SOLO
IERI, CON GRAVE RITARDO E AD “OBTORTO COLLO”, HANNO ATTIVATO LA PREVISTA
“PROCEDURA ANTISCIOPERO” (ALL. 1: COMUNICATO FIM-UILM-FISMIC-UGLM E AQCFR DEL
28/11/2022 – ALL. 2: ARTT. 11 E 12 CCSL, TITOLO I CCSL, PROCEDURA DI RAFFREDDAMENTO
PREVENZIONE CONFLITTI SINDACALI). UNA PROCEDURA CHE PREVEDE UNA PRASSI ED UNA
NON CASUALE TEMPISTICA DA “CALENDE GRECHE”
In allegato precedente comunicato sindacale (all. 3)
Slai cobas - Coordinamento Provinciale di Napoli
Comunicato stampa
Pomigliano d’Arco, 24 novembre 2022
LA STRATEGIA DI STELLANTIS SU CRISI ENERGETICA E “CARO-BOLLETTE”: INVERNO AL GELO E TERMOSIFONI SPENTI NEI REPARTI… OPERAI CON MAGLIETTE IN PAIL… E SINDACATI IMPEGNATI NELLE “PROCEDURE DI RAFFREDDAMENTO” (SIC)
Increduli gli operai che, recatisi al lavoro stamattina all’alba sul primo turno in Stellantis Pomigliano, hanno trovato i climatizzatori dei reparti spenti con la consegna da parte dei capisquadra di rimediate magliette in pile quale unica tutela dal freddo pungente delle temperature ormai invernali.
Intanto i sindacati confederali di fabbrica, alla luce della situazione di inagibilità da freddo venutasi a creare nei reparti altro non fanno che applicare la ”procedura di raffreddamento” (sic) prevista dall’art. 12, Titolo Primo del vigente CCSL 2019/2022 (Contratto Collettivo Specifico di Lavoro) e che, “per comporre eventuali motivi di potenziale conflitto collettivo” prevede: “il Consiglio delle RSA, previa decisione a maggioranza assoluta comunicata per iscritto alla Direzione aziendale, presenta richiesta scritta di incontro all’azienda che dovrà fissare tempestivamente l’incontro”… “permanendo i motivi di conflitto sarà effettuato un altro incontro con l’azienda congiuntamente alle strutture sindacali territoriali e/o nazionali firmatarie del CCSL”… “se, decorsi 5 giorni non si fosse risolto il conflitto la questione sarà successivamente esaminata dalla Commissione Paritetica (azienda/sindacati) Nazionale”… comunque e successivamente, in caso di mancata risoluzione del contenzioso… “il Consiglio delle RSA potrà procedere alla proclamazione delle iniziative di ‘autotutela sindacale’ con almeno 24 ore di preavviso”.
“Certo è che, con la non casuale tempistica da ‘calende greche’ prevista dal contratto - e già in applicazione alla Stellantis di Melfi con gli operai costretti da qualche settimana a lavorare al gelo - e se tutto andrà bene, i lavoratori potranno tutelarsi dal freddo forse tra un anno magari in occasione dell’inverno 2023/24”… dichiara Mara Malavenda dell’esecutivo nazionale Slai cobas… “praticamente, per far risparmiare l’azienda, stanno prospettando un inverno al gelo per gli operai degli Stabilimenti Stellantis in Italia contando inoltre sulla oggettiva ed inquietante latitanza degli enti istituzionali preposti alla tutela della salute e della vita dei lavoratori”…”istituzioni preposte che, in conseguenza dei mancati controlli sollecitati da mesi dai sindacati, incorrono, a nostro parere, in evidenti e reiterate ipotesi di reato per omissione di atto di ufficio”… “su tali gravi vicende é in preparazione un dossier di Slai cobas”… “ed ognuno dovrà assumersi, per quanto di competenza, ogni responsabilità, dagli enti ispettivi a quelli preposti per l’accertamento delle ipotesi di reato alle negligenza delle RLS”.
SULLO SCIOPERO GENERALE DEL 2 DICEMBRE DA PARTE DEL SINDACALISMO DI BASE
Lo sciopero generale del 2 dicembre si muove nella logica del sindacato spettacolo dove la maggior parte cerca di mascherare la propria crisi e il loro opportunismo.
La crisi nasce dal fatto che l’azione sindacale si muove dentro il contesto che vede gli spazi per l’iniziativa sindacale si stanno progressivamente riducendo a causa della pesantezza dell’attacco economico, politico e ideologico nei confronti del proletariato e degli altri settori delle masse popolari.
In questo contesto il mondo variegato del sindacalismo di base ha due opzioni.
1) Dare un suo contributo alla formazione di una soggettività politica di classe che vada nella direzione della critica e superamento del modo di produzione capitalistico;
2) Rifiutando la prima opzione, il sindacalismo di base è destinato, inevitabilmente, alla dissoluzione o a tradursi nella formazione di organizzazioni sindacali profondamente integrate nei processi di corporativizzazione reazionaria dello Stato. Questa opzione è stata fatta dalla maggioranza del sindacalismo di base.
Da tenere conto l’opportunismo dei sindacati che hanno indetto lo sciopero del 2 dicembre.
Un chiaro esempio è l’USB, che porta nel suo DNA le caratteristiche di un’organizzazione sindacale da sempre mirante a prediligere la difesa settoriale di interessi di lavoratori spesso privilegiati. Non a caso dopo la sua costituzione hanno aderito all’USB vari quadri navigati della sinistra sindacale, che hanno rafforzato ulteriormente le già spiccate tendenze a un sindacato operante con le consuete logiche della contrattazione del sindacalismo confederale.
Perciò non c’è da meravigliarsi quando nel maggio 2015, l’USB sottoscriva il Testo Unico della Rappresentanza siglato il 10 gennaio 2014 tra CGIL-CISL-UIL e Confindustria, che tra l’altro prevede che si possano fare contratti aziendali
peggiorativi di quelli nazionali e stabilisce che gli accordi – compresi quelli in deroga – sono vincolanti anche per i sindacati e i delegati che non li firmano, e introduce sanzioni (anche economiche) anche per i sindacati e i delegati che li contrastano.
A questa deriva come SLAI PROL COBAS contrapponiamo una linea e una prassi che si muove su una prassi militante incentrata in particolare sugli operai industriali senza trascurare i settori di lavoratori degli strati più sfruttati. Noi rifiutiamo una linea che enfatizza o pone al centro la necessità del rapporto con le istituzioni o i partiti al potere che mira alla ricerca di sponde istituzionali secondo logiche di contrattazione inevitabilmente dipendenti dalle promesse altrui.
Esecutivo nazionale SlaiProlCobas federato S.L.A.I.Cobas 20-11-2022
Vittoria del slaiprolcobas turismo a Venezia contro Ehsi in hotel residenza Cannaregio
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