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- Pubblicato: Sabato, 23 Aprile 2016 13:06
SLAI Cobas Nazionale
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- Pubblicato: Giovedì, 07 Aprile 2016 12:36
S.L.A.I. cobas
Quando si regala il dito all’azienda questa fa il suo ‘mestiere’ e si prende tutta la mano!
Non fanno il loro mestiere i ‘sindacati’ che svendono l’orario e i diritti dei lavoratori !
SCIOPERO DI 8 ORE AL SABATO ( il 9 e il 16 aprile)
PER OGNI TURNO DI LAVORO
Dallo scorso gennaio l’azienda ed i ‘suoi’ sindacati (i ‘firmatari’ degli ‘accordi a perdere’) pretendono di imporre le 48 ore settimanali avviando di fatto anche in Lear un illegittimo regime di flessibilità selvaggia - stile Fiat di Marchionne - con lo stravolgimento dell’orario e delle modalità di lavoro nonché dell’insieme dei diritti a tutela dei lavoratori stessi.
Questa grave situazione che si è determinata, unitamente all’eccessiva ed altrettanto illegittima gravosità dei ritmi e delle modalità di lavoro sta già sottoponendo i lavoratori a grave stress psico-fisico e grave esposizione a rischio di patologie da lavoro e professionali già evidenziate.
A proposito:
- la Lear ha effettuato, come d’obbligo, le inerenti comunicazioni all’INAIL sul reale stato di esposizione a rischio nonché sull’insorgere tra i lavoratori delle inerenti patologie già certificate…?
- il rappresentante dei lavoratori alla sicurezza, invece di ‘acchiappar farfalle’, è a conoscenza dei suoi <vincoli ed obblighi giuridici e delle possibili ed inerenti sanzioni imputabili in caso di evidente negligenza e/o malafede>…?!
Slai cobas Lear Corporation Caivano
Slai cobas - coordinamento provinciale di Napoli
Caivano, 8 aprile 2016
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- Pubblicato: Venerdì, 01 Aprile 2016 13:13
Al sindaco di Arese Michela Palestra
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- Pubblicato: Venerdì, 01 Aprile 2016 13:00
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- Pubblicato: Venerdì, 01 Aprile 2016 10:31
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- Pubblicato: Martedì, 15 Marzo 2016 16:18
Slai cobas avverte la necessità di dare massima divulgazione del ‘report’ dell’8 marzo a Pomigliano per l’importanza dei forti contenuti posti da queste ‘donne stupende’ del Movimento Operaio: operaie, e mogli, madri e figlie di operai capaci di rappresentare e rendere ancora più forti le ragioni dei lavoratori per contribuire a riportarli dai “bordi del nulla” (lì relegati da politica e sindacati) al ”centro della storia”!
2016: E VINCEREMO ANCORA
Lo ha ricordato Mara Malavenda nell’affollata assemblea operaia dell’8 marzo scorso a Pomigliano d’Arco nella giornata internazionale della donna: …di quando l’assunzione delle donne in fabbrica si fermava a Cassino, e più a sud il lavoro in produzione era per … soli uomini! Già allora complici gli accordi ‘mangiadiritti’ tra azienda e Fiom-Fim-Uilm”… “anche all’ex Alfa sud (poi divenuta Alfa Lancia in seguito alla cessione a Fiat, ed oggi FCA) accadeva così. Finché le donne, in 115, quelle stesse che oggi sono presenti a questa bella assemblea, presentarono domanda di assunzione, autoorganizzate dal basso insieme a quelle (poche) che lavoravano in ufficio alla Fiat-Alfa Lancia di Pomigliano. Quelle stesse che scavalcando sindacati e partiti “maschilisti” denunciarono la Fiat per “discriminazione sessuale nelle assunzioni”… “e fu una sentenza storica quella che ottenemmo il 24 luglio 1989 (Pretura di Pomigliano d’Arco, giudice Francesco Lupo) facendo condannare la Fiat all’assunzione di tutte le 115 donne ricorrenti che, <da sole e contro tutti>, imposero una grande vittoria di civiltà, una vera e propria <pietra miliare del diritto al femminile> perché prima di allora in Italia non esistevano significativi precedenti giuridici della tutela delle donne contro le discriminazioni lavorative.
Lo ha testimoniato, tra le altre che vinsero la causa, Antonietta Abbate, dei movimenti di lotta del lavoro di Napoli. Antonietta, detta ‘Schumacher’ per la sua guida ‘briosa’ nel trasferimento della vetture finite ai piazzali di stoccaggio per la vendita - trasferita nel 2008 dalla Fiat al reparto-confino WCL di Nola: “non fu una vittoria solo nostra ma un passo avanti per tutte le donne! Ce la facemmo allora. Ce la faremo oggi”!Intanto, ha continuato, Mara Malavenda …”con l’accordo Fiat di Pomigliano ed i successivi accordi non solo coprono con pura propaganda il fatto che la produzione annua delle fabbriche Fiat oggi è ancora ferma ai minimi storici di oltre un decennio fa (670.000 vetture prodotte allora ed oggi ancora di meno) e l’occupazione è dimezzata, ma stanno derogando per contratto i diritti individuali indisponibili di uomini e donne equiparandoli a merce (come i cavolfiori, le patate o i fagioli) decostituzionalizzandoli e sottoponendoli al mercato. Figurarsi quelli delle donne (con sex work ed ‘utero in affitto’)! Per questo se le politiche delle multinazionali (tra cui l’americana FCA) esercitano una forte influenza extraparlamentare sugli Stati con l’espediente del “divide et impera” per frammentarci e controllarci meglio tutte e tutti, nostro compito come ‘donne di genere operaio’ è quello di contribuire a rompere le disgraziate logiche di divisione contrattuale, sociale e di genere!
Concetto ribadito con forza anche da Anna Solimeno, operaia Fiat, anche lei all’epoca assunta in fabbrica con sentenza del giudice del lavoro, e poi successivamente trasferita al reparto-confino del WCL di Nola: “specialmente quando la FCA di Marchionne diviene modello di riferimento governativo dell’involuzione delle leggi sul lavoro, dal jobs act alle annunciate controriforme della Costituzione”.
Grande attenzione ha suscitato tra operaie ed operai presenti all’assemblea la riflessione del professore di diritto costituzionale, Carlo Amirante, che ha presentato in anteprima i contenuti del libro da lui curato e di prossima pubblicazione (editore Zappichelli) “La Costituzione Italiana: Riforme o Stravolgimento?”.
Massimo Ferrante ha inoltre interpretato e emozionato l’assemblea con la canzone “Non lavoro più… in Fiat”, testo scritto insieme alle donne del comitato mogli degli operai FCA sui suicidi in Fiat, facente parte del nuovo c.d. “Populaj Kantoj”.
Comitato Mogli Operai - Pomigliano d’Arco, 8 marzo 2016 - SCARICA IL VOLANTINO
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- Pubblicato: Lunedì, 14 Marzo 2016 14:53

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- Pubblicato: Martedì, 08 Marzo 2016 16:28
8 MARZO A POMIGLIANO
1989 : DONNA BATTE FIAT
2016: E VINCEREMO ANCORA
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- Pubblicato: Venerdì, 04 Marzo 2016 16:54
MESSA IN MORA E DIFFIDA - INADEMPIMENTO RICHIESTA DI ANNULLAMENTO E/O RETTIFICA DEL PRETESO SCIOPERO DI SLAI COBAS DELL’8 MARZO 2016
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- Pubblicato: Mercoledì, 24 Febbraio 2016 15:53
Slai cobas non ha indetto alcuno sciopero generale per l’8 marzo 2016:
Pomigliano d’Arco, 24 febbraio 2016
A Dipartimento Funzione Pubblica e
Comitato dei Garanti
fax: 06/68997060
oggetto: SCIOPERO GENERALE PER L’INTERA GIORNATA
DELL’8 MARZO 2016 INDETTO DA SLAI COBAS
La rappresentata organizzazione sindacale apprende con stupore dal Vs. sito dedicato di aver indetto lo sciopero generale di cui all’oggetto.
Nel rappresentarVi che Slai cobas non ha indetto alcuno sciopero generale per l’8 marzo 2016 Vi invitiamo sollecitamente ad annullare e/o eventualmente rettificare la Vs. pubblicizzazione sul sito “Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione” che qui si trasmette in allegato nonché a sospendere e/o rettificare l’invio delle inerenti comunicazioni ai Vs. competenti livelli territoriali, ciò anche al fine di limitare il danno d’immagine già causato a Slai cobas nonché la derivata e lesiva confusione ingeneratasi.
In attesa Vs. tempestivo riscontro si porgono distinti saluti.
Esecutivo Nazionale - Sede Legale
Vittorio Granillo
Comunicazione "pezzottata" di preteso sciopero dell' 8 marzo pubblicata sul sito Ministero. clicca
La Provincia Mercoledì 09 marzo 2016
Anziana pronta per l’intervento C’è sciopero, la mandano a casa
Agitazione indetta da una sigla sindacale sconosciuta clicca
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- Pubblicato: Martedì, 23 Febbraio 2016 17:43
Il tempo dedicato al cambio divisa deve essere retribuito: lo ha deciso la Corte di Cassazione
VERTENZA CAMBIO DIVISA LO SLAI COBAS NON MOLLA !
La Corte di Cassazione di Roma in data 11 novembre 2015, pubblicata nei primi giorni di febbraio 2016, ha emesso la sentenza definitiva relativa al contenzioso iniziato circa 10 anni fa con la Cooperativa Kcs e i soci lavoratori organizzati dallo Slai Cobas, sia del Bosco in Città di Brugherio che della Rsa G. Gerosa Brighetto di via Mecenate Milano.
Era successo che dopo la vergognosa sentenza di 1° grado, che accettava le logiche della Cooperativa, la quale si difendeva sostenendo che i minuti per cambiare la divisa sia in uscita che in entrata non dovevano essere retribuiti perché non vi era nessun obbligo per le operatrici e operatori per tale operazione, e a fine turno potevano tornare a casa senza cambiari con abiti civili e partire da casa con già in dosso la divisa.
Ricorrevamo subito in appello perché una decisione del genere era da respingere ad ogni costo, ma purtroppo in quel periodo appare nella struttura di via Mecenate una funzionaria della Cgil, aveva la madre ricoverata, la quale dissuade, in accordo con la cooperativa, quasi tutte le operatrici e gli operatori a continuare la vertenza legale, formalizzando il disinteresse con una richiesta al giudice. Questo compromise tutto, visto il ripiegare di tanti ricorrenti i giudici della Corte d’Appello di Milano confermano il giudizio di primo grado condannando i lavoratori a pagare le spese.
Lo Slai Cobas assistito dallo studio legale Rizzoglio Mirco decise di sottoporre, con i pochi che si sentirono di farlo, alla Suprema Corte il giudizio, la quale ha accolto i 3 punti salienti del ricorso :
- che i minuti per indossare e dismettere la divisa devono essere retribuiti.
- che esiste l’obbligatorietà di vestire e svestire la divisa nel luogo di lavoro.
- che la Corte territoriale avrebbe ignorato le istanze istruttorie finalizzate a dimostrare la sussistenza dell’obbligo di indossare la divisa sul luogo di lavoro.
“La sentenza (della Corte d’Appello di Milano del 2010 ) dev’essere quindi cassata in relazione ai motivi accolti, con rinvio alla Corte di Brescia, che dovrà compiere un nuovo esame, sulla scorta dei principi sopra enunciati e decidere anche sulle spese di giudizio” n.d.r.,Nella sostanza si tratta di attendere che venga decisa il compenso per le ricorrenti e cominciare a da subito a raccogliere le firme per riproporre un nuovo ricorso per tutti coloro che si sentono di farlo.
La decisione della Corte di Cassazione di Roma stabilisce che i minuti destinati al cambio della divisa devono essere pagati e che esiste l’obbligo, deciso dal datore di lavoro, di indossare e dismettere la divisa negli spogliatoi aziendali, noi aggiungiamo che il fatto che vi è anche l’obbligo di timbrare l’uscita e l’entrata in orario con già indosso la divisa riscontrabile dai cartellini, chiarisce il tutto la Cooperativa dovrà pagare i minuti e le ore che si sono sommate in questi anni.
- LO SLAI COBAS PROPORRA’ A TUTTE LE OPERATRICI E OPERATORI, ANCHE QUELLI CHE 10 ANNI FA’ RINUNCIARONO PER ISCRITTO, DI FIRMARE IL RICORSO E COMINCIARE A TIMBRARE L’ENTRATA E L’USCITA IN BORGHESE E NON PIU’ IN DIVISA.
- A TAL PROPOSITO ORGANIZZEREMO UN’ASSEMBLEA O UN PRESIDIO PER RACCOGLIERE LE FIRME E COMINCIARE IL RICORSO.
scarica il volantino
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- Pubblicato: Martedì, 23 Febbraio 2016 17:22
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- Pubblicato: Giovedì, 18 Febbraio 2016 10:20
BOLLETTINO OPERAIO 18 FEBBRAIO 2016
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- Pubblicato: Giovedì, 18 Febbraio 2016 10:20
BOLLETTINO OPERAIO 18 FEBBRAIO 2016
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- Pubblicato: Martedì, 16 Febbraio 2016 12:48
Il piano tarocco di Marchionne